mercoledì 7 gennaio 2015

GRANDE GUERRA MTB: MONTE ZUGNA-PASSO BUOLE.

Quando si percorre l’autostrada del Brennero nei pressi di Rovereto capita spesso di ammirare una bella chiesetta su un cocuzzolo e appena sotto appare una scritta strana: A PASSO BUOLE.
Per anni mi sono chiesto cosa volesse dire, e poi guardando la vallata appena dietro mi sono sempre chiesto come si facesse a salire a questo misterioso Passo Buole.
Poi, qualche anno fa il CAI di Parma fece una escursione al Monte Zugna e a Passo Buole.
Ci andai, ma un po’ per la situazione strana che si era verificata (un componente della comitiva stava male) un po’ che ero interessato ad un paio di ragazzotte della compagnia, non mi sono mai fatte troppe domande sui perché e percome della zona, cosa significassero in realtà quelle montagne ecc..
Di per se il monte Zugna mi aveva deluso e di Passo Buole ricordavo veramente poco. Avevo visto qualche rudere risalente alla Grande Guerra, ma era in cattivo stato e poi….c’era stato poco tempo…
Alla fine dei conti una brutta escursione.
Mi andava bene perché venivo da un grosso infortunio (clavicola rotta dopo una caduta in bdc) e una camminata in montagna di poco impegno mi andava bene.
Passa il tempo e con l’interesse crescente per le vicende della Grande Guerra rispunta all’improvviso il Monte Zugna. Con il monte rispunta anche il famoso Passo Buole.
Documentandomi un po’ ho scoperto davvero un mondo che non conoscevo.
Innanzitutto è necessario dire che in quei siti, apparentemente insignificanti, si sono svolte battaglie cruente e sanguinose. Il monte Zugna, insieme al Pasubio ( ad un tiro di schioppo dallo Zugna) e all’altopiano di Asiago, fu l’obiettivo degli Austriaci quando decisero di sfondare con la Straf Expedition.
Ho imparato che gli Italiani si difesero strenuamente (col Trincerone) alle falde dello Zugna, e che Passo Buole rappresentò un punto strategico fondamentale per la tenuta del fronte.
A ragione, Passo Buole venne denominato “Le Termopili d’Italia”. Mi sembra che la definizione sia esaustiva di per se stessa.
Lessi poi (il merito va interamente a mia moglie) che a Passo Buole combattè eroicamente la brigata Taro. Per chi è della mia zona la cosa è di casa….la gente era di famiglia.
La brigata Taro era per l’appunto formata per la maggior parte da parmigiani di città e provincia.
Ce n’era a sufficienza per pensare ad una escursione sui luoghi delle battaglie.Il fine settembre di quest’anno ci ha regalato momenti di tempo veramente fantastici…In uno di questi momenti, mia moglie ed io abbiamo giocato il nostro jolly migliore, e, nel WE del 21 settembre  ci abbiamo provato. Siamo partiti il venerdì sera col nostro “camperone” e ci siamo piazzati al Pian delle Fugazze (ad un paio di km dall’ossario del Pasubio), il sabato, con le nostre mtb, abbiamo conquistato il Pasubio, e poi ci siamo trasferiti a Rovereto per un comodo pernotto in area di sosta. 
La mattina presto siamo usciti e ci siamo fermati a Marco. Di qui siamo partiti per la risalita al monte Zugna. Marco è ben basso nella vallata…e il monte Zugna incombe la in alto. Oltre 1500 metri di dislivello ci aspettano. Le gambe sono già provate dai 1600 metri di ieri, speriamo bene! Studiando un po’ il percorso abbiamo notato che, salendo, attraverseremo la storia. Partiamo dai versi della Divina Commedia di Dante, (Inferno XII, 4-9):
Qual è quella ruina che nel fianco
di qua da Trento l'Adice percosse,
o per tremoto o per sostegno manco,
che da cima del monte, onde si mosse,
al piano è sì la roccia discoscesa,
ch'alcuna via darebbe a chi sù fosse...

Sopra la “ruina” pedaleremo “fra le piste dei dinosauri” e lungo la “via degli artiglieri” (per ricordare gli artiglieri che combatterono e morirono per la patria in tutte le guerre dal risorgimento ai nostri giorni). Finiremo le nostre fatiche fra le trincee della Grande guerra.
Consci di tutto questo (ma anche della fatica che ci aspetta) partiamo attraversando il centro di Marco e poi qualche metro di statale del Brennero, e subito off road. Cominciamo la salita con una rampetta cattiva su una carraia davvero brutta, che ci fornisce subito una brutta impressione. L’acido lattico nelle gambe contribuisce ad abbruttire questa prima asperità. Fortunatamente la via migliora subito e pedaliamo su una pendenza dolce fra muretti a secco.
Questo mi fa venire in mente il tracciato della Vecia Ferovia su verso Auer (Ora)..ha un che di molto simile. Comunque sicuramente era una vecchia strada e probabilmente una vecchia strada militare….
Le nostre pedalate lente ci portano a transitare sopra Rovereto. Sotto di noi il sacrario di Castel Dante (castello dove probabilmente soggiornò il poeta della Commedia e di cui restano solo poche rovine)
e la Campana della Pace (Maria Dolens, costruita con il bronzo dei cannoni).
Stiamo pedalando su asfalto lungo la Via degli Artiglieri.
Lungo la strada tante lapidi a ricordo degli artiglieri di tutte le guerre. Questa cosa mi prende parecchio e mi fa un po’ soffrire pensando atutti questi giovani, come potevo essere io quando feci l’artigliere a Trento, che hanno dato la loro giovane vita per una patria che adesso come adesso pare tradire il loro sacrificio. Un moto di rabbia mi fa accelerare distaccando Flora che sale più lenta leggendo i nomi incisi e dove si svolse la battaglia che li vide perire.

Lasciamo la via asfaltata e rientriamo su una bella strada bianca che si inoltra fra le piste dei dinosauri. Qui la storia si mischia in un insieme assurdo e curioso.
“Mostri” come i dinosauri si intromettono “nell’inferno dantesco” conferendo a questi massi appoggiati li, in qualche modo, sul pendio della montagna, un’ aura di magia davvero incredibile….eppure sono solo sassi….massi erratici… Mi fermo per qualche foto. Poi riprendo a salire raggiungendo Flora che è andata avanti. Il sentiero si addolcisce in pendenza ed ambiente. Un bosco sottile e gentile si è sostituito ai massi grigio chiaro di prima. Ampi slarghi ci concedono la vista sulla valle dell’Adige e su Rovereto proprio sotto di noi
. Appare sulla nostra sinistra una roccia curiosa. Sulla falsa riga delle Piramidi di Segonzano si erge un enorme masso, quasi un monolite, con il cappello in testa… E’ il famoso Fungo di Albaredo. Le info dicono che è roccia calcarea stratificata…è alto 7 metri…lo chiamano “la bela siora” da queste parti….

Con la scusa di fotografare il fungo ci fermiamo a rifiatare. Siamo ancora indietro con i lavori e lo Zugna è ancora alto sopra di noi. Abbiamo già visto tanto, ma…della Grande Guerra? Ancora niente, almeno niente di ben visibile. Eppure giù di qui c’era la prima linea.
Ok, rimontiamo in bici e pedaliamo!
Poco dopo il fungo lasciamo la strada bianca e torniamo sull’asfalto. Che ho capito io dai cartelli e dalla traccia (cui ho dato un’occhio ieri sera ) abbiamo ancora una decina di chilometri d’asfalto da fare, rigorosamente in salita. Non sono tantissimi, ma sono un po’ borsosi (pallosi), speriamo di trovare qualche diversivo lungo la via. Il tempo passa veloce, un po’ meno i chilometri, che sono quasi più lenti di noi che abbiamo le gambe fiacche.

Necessitiamo di una prima sosta per una marmellatina corroborante ai muscoli e al morale. Poi ripartiamo.
La strada non finisce mai, alcune signore, nei pressi di Malga Tovo, ci incitano e ci rincuorano dicendo che mancano ancora 10 km….ma se mancavano prima!!!
Consolo Flora, un po’ demoralizzata. Al rifugio ne mancano molto meno, i 10 km mancano alla cima dello Zugna. Forza e coraggio.
Poco sopra la noia dell’asfalto viene mitigata dall’affiorare delle prime postazioni della Grande Guerra. I trentini stanno recuperando in modo deciso tutto quello che testimonia la guerra “sopra le loro teste”. Affiorano qua e la buche, piazzole per mitraglia o cannone, postazioni di sentinella, ricoveri…cimiteri.
Cartelli esplicativi descrivono lo scenario bellico di allora e le sue evoluzioni durante lo svolgersi dei combattimenti.

Il bosco diventa rado e nell’erba si vedono meglio gli affioramenti di trincee. Ma anche nel bosco ora riusciamo ad individuare gli avvallamenti delle vecchie trincee ormai coperti da terra e foglie. Chissà se verranno riportate tutte alla luce. Ferve un gran lavoro…staremo a vedere.
Un grande cartello ci segnala il TRINCERONE.
Questo notevole manufatto costituì l’estrema difesa italiana alla Straf Expedition del maggio del ’16. Contro di essa cozzarono inutilmente le truppe imperiali di Cecco Beppe.
La storia narra di imprese eroiche dall’una e dall’altra parte…. Dal Trincerone gli italiani potevano vedere La piana dell’Adige e Trento e le montagne del Brenta e dell’Adamello, mentre dalle trincee austriache si vedevano le propaggini del Garda e della pianura veneta dove essi speravano di arrivare velocemente. Per tutte e due le fazioni furono speranze vane. Una lunga guerra di posizione aspettava i contadini e i montanari di ambedue gli schieramenti.
Con l’animo in subbuglio e le gambe un po’ più riposate riprendiamo a pedalare verso il rifugio Coni Zugna.
Incontriamo altri bikers più stanchi di noi che arrancano  più di noi sull’asfalto. Ci diamo contegno e troviamo le energie per arrivare quasi spavaldi al rifugio. Siamo stanchi ed abbiamo bisogno di cibo e riposo. Entriamo in rifugio (fuori c’è un’arietta tagliente…) e Flora va poer chiedere un panino al simpatico rifugista…Propongo una bella pasta asciutta…
Proposta accettata!
Il rifugista ci propone tagliatelle al ragù di cervo. Accetto volentieri, anche se temo che il cervo, poi, scalpiti al momento dell’ultimo strappo in salita. Ci arrivano due piatti di ragù con tagliatelle!
Meraviglia!! Bontà! A parte le ottime tagliatelle, il cervo è davvero buono e per nulla unto. Il tutto va giù che è un piacere…accompagnato da una bella birra….
Dopo il caffè ci apprestiamo all’ultimo balzo verso la cima.
Qualche nuvola in cielo e un leggero venticello ci consigliano di partire un po’ più vestiti, per non dar modo al “cervo” di nuocere.
  Dopo una prima parte in pendenza leggera il sentiero comincia a dire la sua e la pendenza si fa più “cattiva” . La stanchezza (anche se in parte mitigata dalla sosta provvidenziale) si fa sentire e saliamo con fatica…ma saliamo. Riposiamo un attimo nei pressi di una grande spianata dove spiccano i resti in muratura di strutture di servizio (caserme austriache adattate dagli italiani in altrettante caserme e in un lazzaretto).
Davvero curiosa è una parete inclinata che serviva a raccogliere l’acqua piovana.
Fatte alcune foto riprendiamo la marcia.
Ora abbiamo un piccolo dilemma. La tabellazione propone, per Passo Buole, di girare a destra. Ma la traccia sul gps mi invita ad andare dritto, puntando verso la cima, sembra che voglia farmi scendere da la…Non ho ricordi sui sentieri di questa zona…e mi fido. Altro strappo vigliacco
e siamo in vetta. Il panorama è davvero stupendo e ci godiamo il momento. Sulla cima una Croce ed un Cippo ricordano i caduti e le sofferenze dei combattenti….
Ci fermiamo per una preghiera e per ammirare lo splendido panorama. Di qui si vede tutto il mondo…o quasi (citava Renzo Pezzani, poeta parmigiano guardando da una piccola cima appena fuori città). Il Pasubio è appena li…là in fondo il gruppo dell’Adamello e della Presanella….il monte Baldo…lo Stivo…
Intanto che ci sono vado a vedere dove mi mena la traccia…
Il segnale del gps mi porta a seguire un sentierino proprio sull’orlo del precipizio…direi che di qui non ci vado… Ben sotto di me vedo svolgere un bel sentiero… mi sorge un dubbio….
In ogni caso dobbiamo tornare indietro e seguire le indicazioni tabellate. Se poi il sentiero è davvero balordo…spingeremo…
La discesa dalla cima alla spianata delle caserme è veloce.
Proviamo a seguire le indicazioni.
Il sentiero corre rasente alla parete, in verità, in linea d’aria davvero vicino a quello pedalato poco fa… In effetti sono in traccia…boh!
Andiamo avanti lungo un sentiero largo (non troppo) e assai esposto. Sulla nostra destra c’è davvero un bel buco. Il fondo è buono e non ci sono pericoli. Incontriamo diversi escursioni pedestri…qualcuno ci incoraggia, qualcuno mugugna, nonostante il nostro saluto e la nostra velocità decisamente ridotta. Fa niente penso mentre Flora esprime la sua contrarietà a voce squillante. “Lasa ster…pedala e sta atenta…” gli dico tra i denti…
Mano a mano che progrediamo il sentiero diventa più ripido, stretto, e d il fondo assai sconnesso.
Poco dopo il tutto si riduce ad una tracciola ricavata dai resti di una frana recente.. per non sapere né leggere né scrivere scendiamo e passiamo le bici a mano.
Ancora un tratto tecnico in sella e poi una serie di due o tre tornanti davvero mal messi. Potrei anche provare…ma non mi va di rischiare. In fondo sono pochi metri….non ne vale la pena…
Nonostante tutto, in breve siamo su un bel sentiero che ora si fa pedalabile che lascia la cima dello Zugna (che incombe sopra le nostre teste)
e si avvia verso un bel torrione che cupo ci aspetta. Il sentiero è stretto e il fondo smosso di ghiaia robusta, ma alberi da una parte e roccia dall’altra ci tranquillizzano parecchio e così progrediamo pedalando solerti.
Scendiamo per spingere le bici lungo una breve erta…davvero erta, e poi riprendiamo in un ambiente incredibile. Un susseguirsi di su e giù assai simpatici, mai pericolosi amplificano la nostra gioia.
Siamo protetti dall’aria e la temperatura è tiepida e accattivante, e questo aumenta il divertimento. I colori si alternano ai nostri occhi che ogni tanto fuggono dal navigatore e dal sentiero e vagano fra i monti che si mostrano diversi ad ogni curva della pista.
Ci fermiamo un attimo in una bella spianata dove il sentiero all’improvviso si allarga per diventare una comoda strada bianca.
La fatica di arrivare sullo Zugna è stata ampiamente ripagata da questo divertente e bellissimo sentiero….
Ora non ci resta che lasciar correre le nostre bici fino a Passo Buole.
Il passo lo si vede la in fondo…sembra appena li…ma proprio li non è…
Comunque in discesa la fatica è poca…e ci arriviamo ben presto.
La sosta alle “Termopili d’Italia” è doverosa.
Non abbiamo tempo per cercare trincee e manufatti risalenti ad allora, ma ci accontentiamo di leggere le lapidi commemorative.
“Non cedemmo di un passo” cita un bianco ricordo incastonato ad un muro.
Il ricordo della eroica resistenza della brigata Taro e di altre poche forze contro la preponderanza e la forza dell’attacco austriaco in occasione della Straf Expedition, è tutto racchiuso li.
I nostri antenati, li trincerati, resistettero strenuamente come Leonida contro Serse. In tantissimi persero la vita per la Patria.
Non so quanti di loro fossero consci delle motivazioni della guerra, non so quanti di loro fossero contenti di essere li….ma combatterono come leoni…
Tanto di cappello….
Il tempo passa e la processione…non cammina!
Distolgo faticosamente Flora dalla lettura di tutti i pannelli presenti…e ricominciamo a scendere lungo la strada bianca che ci porta in Val di S.Valentino.
Scendiamo ora lungo una bella inghiaiata che ci fa scendere veloci di quota; lasciamo correre le mtb sulla ghiaia infida che tende a portare a spasso le ruote.
Lascio fare alla bici…senza insistere troppo con i freni e con le correzioni. Incontriamo un biker che faticosamente risale, lo salutiamo e ci fermiamo a far due chiacchiere. Lui rifiata e noi riposiamo le mani. Poi giù ancora.
Entriamo in Val San Valentino.
Mi diverto da matti a fare i tornanti in velocità mettendo fuori il piedino (come Valentino, Rossi)
L’ultimo di questi tornanti mi frega….
Sbaglio la piega…la ruota anteriore si blocca e la Scott mi proietta in avanti.
Niente di grave….un paio di piccole escoriazioni…niente di più…il danno grosso lo ha avuto la mia GOPRO. Nella caduta si è rotto il supporto che la fissa alla fascia pettorale. Provo a vedere se riesco a rimediare in qualche modo….nulla da fare.
Sconsolato la ripongo nello zaino e mi rassegno a non filmare l’ultima parte di discesa.
In realtà mi manca assai poco di significativo.
Arriviamo sotto il Santuario di San Valentino.
La mia traccia ci invita a salire e ad arrivare a Marco per vie secondarie.
Ma siamo stanchi e …torneremo al santuario un’altra volta.
Imbocchiamo la statale del Brennero e arriviamo a Marco con un traffico davvero limitato.
Divertiti e soddisfatti sistemiamo le bici e gli zaini sul “camperone” che paziente ci aspetta.
Il frigo ci regala ancora bibite fresche….giusto il tempo di darsi una rassettata ed una pulita sommaria e partiamo alla volta di casa.
Torneremo ancora…per altri giri…per altre trincee…per rendere omaggio a quei ragazzi che cent’anni fa….

E' possibile visualizzare il video della escursione al Monte Zugna e Passo Buole al seguente indirizzo:

https://www.youtube.com/watch?v=s-O3bX_1OTk&list=UUPQfTmVUCV3Je1Knre--uNA


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